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Gian Francesco Malipiero, tra antico e moderno

di Nicholas Salvatore Rocca -

Chi mi farà rivivere gli anni in cui sotto la mia penna, mentre trascrivevo i madrigali a cinque voci, vedevo rinascere i capolavori quasi per incanto? Non ricordo né sofferenze fisiche, né dubbi nel decifrare gli originali, ricordo solo il mio entusiasmo.

Il catalogo delle opere di Gian Francesco Malipiero è costellato da riferimenti alla musica italiana del passato. In ordine sparso si può leggere di una Sonata a tre, di Ricercari, si incontrano Cantari alla madrigalesca e ci si imbatte in riferimenti diretti ai grandi musicisti barocchi della penisola nella Vivaldiana e nell’Orfeide, di monteverdiana memoria. L’incontro del compositore veneto con la musica dei suoi illustri precedessori risale alla giovinezza, quando, appena ventenne, sfogliava per la prima volta i manoscritti del “divino” Claudio Monteverdi nella Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. La fascinazione proseguirà negli anni successivi se è vero che, come ci racconta lo stesso musicista nelle sue note autobiografiche del 1945, La pietra del bando, “già nel 1904 all’Archiginnasio di Bologna studiav[a] e disegnav[a] la tastiera di un clavicembalo coi quarti di tono e una lira da un vaso greco” e che nel 1907 copiava “osservazioni di Franchino Gaffurio e di Gioseffo Zarlino sui modi e sugli strumenti degli antichi”. Il grande interesse verso danze e canzoni antiche era sempre accompagnato dall’attento sguardo agli sviluppi della musica moderna europea, verso la quale Malipiero nutriva sentimenti contrastanti; innamorato del linguaggio musicale di Claude Debussy e affascinato dalle conquiste di compositori quali Ravel, Stravinskij e Falla (si ascoltino i gorgheggi d’apertura dell’Orfeide e del Retablo de Maese Pedro affidati alla voce dei legni), soffrì il successo della musica dodecafonica e della sua grammatica (“Non contenti di aver spinto all’eccesso il tormento armonico, i schoenberghiani ora vorrebbero distruggere ogni idea tematica. Ma non vi riescono perché la cellula tematica esiste non appena due suoni si susseguono”). Di questa anima a un tempo antica e moderna, in bilico tra la contemplazione dei capolavori del passato e la necessità di rinnovamento del suo moderno linguaggio musicale, troviamo riscontro nelle sue memorie, in cui, riflettendo di architettura e arti figurative, lasciava trasparire le sue convinzioni:

L’arte di molti popoli giunse a noi attraverso la vita sotterranea delle tombe e delle città sepolte. […] L’archeologia fu intermediaria fra il passato e il presente delle varie civiltà e se riuscì a stabilire l’origine di molti capolavori, a rimetterli veramente in valore furono gli artisti che nelle opere ritornate alla luce ritrovarono il filo interrotto di una grande tradizione.

E ancora:

In ciascuna epoca lo stile si è affermato senza distruggere la tradizione. […] Prima che la macchina, la più grande nemica dell’umanità, distruggesse le tradizioni dell’architettura, tutto ciò che faceva parte della casa, dei palazzi, dei tempi […] corrispondeva allo stile dell’epoca.

Il suo tributo alla musica antica si risolse anche nella pubblicazione dell’opera di Monteverdi tra il 1926 e il 1932 e nelle edizioni vivaldiane pubblicate dopo la fine della seconda guerra mondiale. Insieme archeologo e demiurgo, Gian Francesco Malipiero si occupò anche di autori quali Alessandro Stradella, Baldassarre Galuppi e Giuseppe Tartini, iniettando nuova linfa nella ricerca sui capolavori musicali del passato della penisola. 

Malipiero

Nicholas Salvatore Rocca

Nicholas Salvatore
Rocca

Chitarrista classe '96, si interessa di musica del Novecento. Diplomato con il massimo dei voti e lode al Conservatorio di Bergamo e al Conservatorio di Vicenza, si è esibito come solista e camerista in Sala Piatti a Bergamo, Museo del Violino di Cremona, Castello Sforzesco a Milano, Gallerie d'Italia di Vicenza. Durante i suoi anni di studio con Stefano Grondona ha approfondito l'interesse verso la musica spagnola modernista. Per la rivista «il Fronimo» pubblica in tre parti Homenaje di Manuel de Falla. Contesto, genesi e analisi. Collabora come autore con il portale classicalive.it.

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