Ai nostri occhi, potrebbe risultare sorprendente come, in un'epoca in cui viaggiare non era certo facile come ai giorni nostri, siano convissuti grandi compositori che non solo godettero (chi più, chi meno) di grande fama in Europa, tanto in vita quanto dopo la morte, ma addirittura ebbero la possibilità di conoscersi di persona. Tre grandi nomi: Bach, Telemann, Händel; accomunati non solo da un'imponente personalità musicale, bensì da un legame personale che, forse, rende ancor più interessante ascoltarne l’opera.
Un legame non personale ma artistico ci porta in Italia, con un quarto compositore: Antonio Vivaldi. Mai ci fu un incontro di persona tra Johann Sebastian Bach e Antonio Vivaldi, eppure possiamo dire con certezza che Bach sia stato estasiato e ispirato dalla musica del "Prete Rosso" (e di altri importanti compositori italiani), forti dell'importante testimonianza delle trascrizioni bachiane di numerosi Concerti di matrice italiana, quali sono il "Concerto in Re Minore" (in un adattamento al clavicembalo di Nicola Benetti della trascrizione per organo già effettuata da Bach) e il "Concerto in Re Maggiore". Precede queste due trascrizioni un concerto per clavicembalo di Bach ispirato, come da titolo, al Concerto italiano (Concerto nach Italiänischen Gusto).
Amico di J.S. Bach e padrino del figlio Carl Philipp Emanuel fu Georg Philipp Telemann. Influenzato, nei primi anni di carriera musicale, primariamente dallo stile italiano e da quello tedesco, a partire dagli anni 1737/1738, dopo un soggiorno a Parigi in cui ascoltò "Castor et Pollux" di Jean Philippe Rameau, cominciò a incorporare lo stile francese all’interno delle sue composizioni. Risale infatti a questo periodo la pubblicazione delle sei "Ouverturen fürs Clavier" e delle "Fugues légères". La grande personalità musicale di Telemann non può che affiorare anche in queste composizioni, risultato di un processo di assimilazione stilistica non dissimile da quello atto da J.S. Bach e da G.F. Händel.
È difficile datare esattamente la composizione del primo volume di "Suites de pieces pour le clavecin", nel quale Händel raccoglie otto Suites per clavicembalo, pubblicate per la prima volta nel 1720. Quasi ciascuna Suite di Handel è costituita da una non convenzionale disposizione delle danze, tanto che spesso alcuni movimenti non sono danze in primo luogo. Nella Suite Seconda il primo "Adagio" è una splendida aria per solista e basso continuo, l’"Allegro" è un gioco clavicembalistico quasi improvvisativo, il secondo "Adagio" è un recitativo arioso che precede l’ultimo "Allegro": una Fuga, con lo sguardo e l’orecchio rivolto alla musica dei maestri antichi, tanto ammirati anche da Bach, a dare continuità all’infinito percorso di apprendimento e insegnamento.
Musiche di A. Falconieri, A. Corelli, L. Berio, M. Uccellini, A. Vivaldi
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