L’incontro di studio presenterà un ritratto umano e artistico di Ferruccio Busoni, partendo dall’indagine del Professor Paolo Cattelan dedicata al ritratto di Busoni di Stefan Zweig e al famoso ‘Ritratto del Maestro Ferruccio Busoni’, ultima opera di Umberto Boccioni (1916). Aldo Orvieto si concentrerà invece sull’attualità del suo approccio interpretativo, che produsse il più grande sovvertimento dei canoni estetici della storia dell’interpretazione musicale e aprì la strada ad una innovativa conce- zione del suono pianistico. Il contributo di Samuele Chino metterà in relazione la trasposizione del mito faustiano di Boito con quella succes- siva di Busoni evidenziando come entrambe le opere siano nate con l’intento programmatico di rivoluzionare il teatro musicale, due differenti declinazioni di Gesamtkunstwerk.
Alcuni dei migliori allievi del Conservatorio Cesare Pollini di Padova punteggeranno gli interventi musicologici offrendo esecuzioni di importanti opere di Ferruccio Busoni, di cui il concerto vuole onorare anche l’intensa, asce- tica missione didattica: Busoni insegnava sempre senza ricevere onora- rio: «Non si deve pensare alla ricompensa. Si deve ragionare, discutere, senza pensare mai a ciò che viene dopo, si deve fare il necessario».
La scelta delle musiche che ascolteremo costituisce un florilegio – certo incompleto, ma significativo – delle tante ascendenze classiche e tradizionali di cui si nutre la musica del Maestro.
Il Tanz-Walzer, ispirato dall’ascolto di valzer di Johann Strauss a notte fonda in un caffè-concerto, venne composto, quasi improvvisato, la notte stessa. Il modello del valzer viennese viene conservato ma le spigolature armoni- che, le finezze timbriche, le trovate contrappuntistiche lo vestono di un carattere incredibilmente ‘moderno’.
L’elegia All’Italia! rielabora materiali tematici del secondo e quarto tempo del monu- mentale Concerto op. 39. Come afferma Sergio Sablich: «Busoni si serve di ritmi, melodie e forme caratteristicamente italiane. […] Ma se italiani sono l’assunto programmatico e buona parte del materiale, l’impianto dell’opera è invece solidamente puntato sulle fondamenta della tradi- zione tedesca […].»
Per Busoni infatti anche gli stili sono solo «mascheramenti di un’idea». Così egli si descrive: «Lo stile delle mie opere giovanili è un volto, e nel Concerto ne viene fuori uno nuovo, e nella Berceuse un terzo. E il Faust riunifica in sé tutto.»
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