Proseguendo un percorso di rilettura dei miti secondo un linguaggio e una sensibilità contemporanei, Silvia Colasanti sceglie la forma del melologo per tornare ad affrontare la storia del Minotauro, già al centro di una fortunata opera presentata al Festival dei due Mondi di Spoleto nel2018. In “Arianna e il Minotauro”, su libretto di Giorgio Ferrara e René de Ceccatty, la consueta dialettica tra parola recitata e musica che caratterizza la tradizione formale del melologo, si intreccia anche con il canto, in una moltiplicazione ulteriore di possibilità espressive.Il mito di un mostro terrificante qui si trasforma in un dramma “umano”: alla forza del Minotauro non s’accompagna il pensiero e la capacità di distinguere il bene dal male, la consapevolezza dei propri sentimenti, ma solo un sentire confuso e innocente, che fa del mostro, del diverso, non un nemico, ma una vittima, un ingenuo condannato a vivere nel corpo di un essere mostruoso. A lui si contrappone l’uomo come reale carnefice, capace d’inganno e falsa amicizia – qui rappresentato da Arianna, sorellastra del Minotauro perché figlia della stessa madre Pasifae.Minotauro è un attore, mentre Arianna è un soprano, nella prima parte del lavoro fuori scena, come voce di commento dei ricordi del Minotauro, e successivamente in scena. La partitura musicale è ricca di contrasti che raccontano la doppia anima del Minotauro e la sua confusione: spesso ad aggressivi ostinati ritmici si alternano momenti immobili e rarefatti, durante i quali il Minotauro si interroga, dialoga con sé stesso, sogna di essere un uomo. Un ensemble di 10 elementi incastona le linee vocali dei protagonisti e diventa protagonista esso stesso in alcuni snodi formali dell’azione.Alla solitudine del Minotauro si contrappone il ricordo delle giovani vittime a lui destinate, che lo accerchiano minacciosamente prima di essere uccise, una dopo l’altra, in una battaglia tutta percussiva e astratta. La tensione sfocia nel lirismo quando il Minotauro, vedendo una delle giovani vittime a lui destinate se ne innamora, senza però riconoscere davvero questo sentimento. Il lirismo si fa invece subdolo con l’ingresso di Arianna, sorellastra del Minotauro, entrata nel labirinto con Teseo per ingannarlo con un finto sentimento di amicizia e amore fraterno, per poi ucciderlo. Il finale è affidato alle ultime parole del Minotauro prima di morire: una lunga preghiera intima e sofferta su cupi rintocchi di campana.
Il programma è completato dall’esecuzione di “Tre notti” per quartetto d’archi, un lavoro nato nel 2016 per il teatro di prosa, nel senso che questi tre brevi quartetti originariamente facevano parte dello spettacolo “Tre risvegli” - reading di poesia in forma di teatro” di Patrizia Cavalli (1947-2022), andato in scena per la prima volta alla 59esima edizione del Festival dei Due Mondi, protagonisti il Quartetto Guadagnini, Alba Rohrwacher e la stessa Patrizia Cavalli. Ognuno dei “Risvegli” in versi veniva preceduto dall’esecuzione di questi tre quartetti – poi diventati un pezzo di musica assoluta – che andavano a presagire le atmosfere diurne raccontate dalla poesia di Patrizia Cavalli, declinate alla notte: in pratica ciò che può succedere prima di un risveglio.
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