Miniatura: L’arte di dipingere in piccole proporzioni. Da elegantissime decorazioni di testi medievali a veri e propri piccoli quadri nel rinascimento, le miniature oggi sono rappresentazioni artistiche fuori dal tempo, antenate delle odierne fotografie, istantanee uniche di momenti passati. Altrettanto uniche sono le piccole gemme nascoste nel repertorio per flauto e arpa del Secolo Breve; ognuna di queste composizioni racchiude un suo preciso universo espressivo, figlio di un secolo denso di eventi catastrofici e annesse domande e risposte culturali.
Composta nel 1927 a bordo della corazzata “Provence” attraccata a Tolone, la Suite en Duo è il prodotto di un viaggio compiuto in Guinea e Senegal da Jean Cras nei mesi precedenti. Durante quel viaggio assisté a un concerto di balafon, strumenti a percussione formati da listelli di legno suonati con delle bacchette e montati sopra zucche che fungono da casse di risonanza. Rimanendo affascinato dal loro timbro unico, durante la composizione della Suite si ispirò alle loro peculiari modalità e formule melodiche. Dopo un lirico Preambolo, nei movimenti centrali compaiono i temi del balafon, prima incalzanti nel Modéré, poi più risoluti nell’Assez Lent, ed infine rapidi e vorticosi in una gioiosa Danse à onze temps. Il brano termina con un virtuoso e travolgente accelerando che riporta infine il sole sull’esotico mare dipinto da Jean Cras.
Segue la Sonata di Arnold Bax, fondata su melodie di sapore popolare britannico in tre movimenti: un Allegro moderato in do minore in cui flauto e arpa dialogano con ritmo incalzante, un Lento che si apre con una lunga parte quasi ad libitum del flauto dai toni malinconici chiudendosi poi mi con una pagina in stile mahleriano, e infine un Moderato Giocoso che, con un ritmo quasi marziale, conclude la sonata con estremo virtuosismo.
La Sonata di Nino Rota, che conclude il concerto, rappresenta un felice incontro tra modernismo e classicismo, in un continuo dialogo tra flauto e arpa su armonie semplici, quasi rinascimentali, inframezzato da parentesi solistiche virtuose ma non troppo. Gianandrea Gavazzeni scrive così a proposito della Sonata: “Idealmente questa Sonata è caratterizzata da una scrittura riposata nel quale si delinea un mondo poetico tutto intimo, volto alle mezze luci. Qui pare il fiottar di voce d’un Ravel italiano, arcaico, intimissimo; d’uno che ha inventato uno stile prima inesistente.”
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