Omaggio all'Arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli 2024
Edvard Grieg pubblicò ben dieci raccolte di Pezzi lirici per pianoforte e queste miniature ebbero un’enorme fortuna nell’Europa del tardo Ottocento. In questo repertorio possiamo trovare riferimenti a forme tradizionali, come la Berceuse dell’Op. 38 (seconda serie) e il Valse-Impromptu dell’Op. 47 (quarta serie), ma soprattutto titoli descrittivi, perfettamente esemplificati dalla Farfalla dell’Op. 43 (terza serie) e dalla Visione dell’Op. 62 (settima serie).
La raccolta dei dieci Preludi Op. 23 di Rachmaninov uscì nel 1904 e fu verosimilmente concepita per formare, insieme ai tredici dell’Op. 32 e al Preludio in Do diesis minore Op. 3 n. 2, un ciclo di ventiquattro Preludi in tutte le tonalità, seguendo pertanto gli esempi illustri di Chopin e Skrjabin. In generale, i Preludi di Rachmaninov non hanno la brevità di quelli chopiniani; prediligono le strutture tripartite e spesso affrontano ardui problemi tecnici con una scrittura sapientissima basata su sofisticate soluzioni armoniche e contrappuntistiche. È un mondo espressivo molto vario in cui, tanto per fare alcuni esempi, si spazia dal fascinoso cantabile dell’Op. 23 n. 4 al delicatissimo Preludio Op. 32 n. 5 in tempo moderato. L’Étude-tableau Op. 33 n. 7 ha invece un fiero carattere militare e termina con quattro note ribattute in ritmo dattilico corrispondenti alla pronuncia del cognome dell’autore, mentre l’Op. 39 n. 8 è di tono elegiaco, ma con tratti pur sempre appassionati. Chiude questo gruppo di composizioni di Rachmaninov una brillante rielaborazione della celebre melodia Liebesleid (Pena d’amore; versione del 1931), un grande successo del violinista viennese Fritz Kreisler.
È lo stesso Maurice Ravel a illustrarci, in uno schizzo autobiografico, la sua raccolta di Miroirs (Specchi) pubblicata nel 1906: “Questi pezzi segnano nella mia evoluzione armonica un cambiamento abbastanza considerevole da sconcertare anche i musicisti più avvezzi fino ad allora alla mia maniera. Il primo in ordine cronologico di questi pezzi - e il più tipico di tutti, secondo me - è il secondo: Les oiseaux tristes. Vi evoco degli uccelli perduti nel torpore di una foresta molto scura nelle ore più calde dell’estate”. Tra queste pagine rientra anche un suggestivo quadro impressionistico come Une barque sur l’océan. Quanto a Jeux d’eau (Giochi d’acqua), un pezzo isolato del 1901, Ravel dichiarò che fu “ispirato dal rumore dell’acqua e dai suoni musicali che fontane, cascate e ruscelli fanno sentire”.
Come i Jeux d’eau anche le Valses nobles et sentimentales (1911) furono pagine di Ravel molto amate anche da Arturo Benedetti Michelangeli. Qui si realizza una singolare dialettica fra tradizione e modernità. Alla tradizione rinvia il titolo, ripreso pari pari da due raccolte di valzer di Franz Schubert. Alla modernità punta invece l’essenza della musica, caratterizzata da audaci accostamenti politonali e da una valorizzazione del ritmo ignota ai predecessori. Il ciclo include otto valzer. Così ne parla Ravel in un suo scritto: «Il titolo Valses nobles et sentimentales indica sufficientemente la mia intenzione di derivare da Schubert una serie di valzer. Il virtuosismo, principale caratteristica di Gaspard de la nuit, è stato qui sostituito da una scrittura decisamente più chiarificata e lineare». Illuminante anche l’epigrafe di Henri de Regnier posta dal compositore all’inizio dell’opera: « ... le plaisir délicieux et toujours nouveau d’une occupation inutile». Dagli otto componimenti pianistici l’autore stesso ricavò in seguito una partitura orchestrale per un balletto che andò in scena a Parigi nel 1912 con la partecipazione dell’étoile russa Natascia Trouhanova.
Tea for Two è una celeberrima canzone composta da Vincent Youmans (su parole di Irving Caesar). Introdotta nel 1924 nel musical No, No, Nanette, dapprima a Chicago e l’anno seguente a Broadway, riscosse subito straordinario successo. Entrò ben presto nel repertorio dei più grandi jazzisti: una delle più memorabili interpretazioni appartiene al leggendario pianista Art Tatum, che la registrò in più occasioni. Questa sfavillante versione, entrata oggi in repertorio di alcuni pianisti classici, è una trascrizione dell’incisione del 1933.
Dalle indimenticabili canzoni e dall’opera Porgy and Bess di George Gershwin il pianista e compositore statunitense Earl Wild ricavò Studi da concerto composti a più riprese tra gli anni ’50 e ’70, oggi considerati dei classici del repertorio pianistico del Novecento: di questi celebri Song, tra i più eseguiti sono le immortali ballad The Man I Love e Embraceable You.
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