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François-Joël Thiollier

Borgo Valsugana (TN)
Istituto Alcide De Gasperi [Mappa]
martedì 6 agosto 2024
ore 21:00

Programma

Franz Schubert
Valzer in Si bemolle maggiore, Op. 18 n. 2, D 145 “Atzenbrugg Deutsche Tänz”
Valzer in La bemolle maggiore, Op. 171 n. 8, D 790
Valzer in La bemolle maggiore, Op. 171 n. 11, D 790
Valzer in Si minore, Op. 18 n. 6, D 145
Valzer in Mi maggiore, Op. 9 n. 26, D 365
Valse sentimentale in La maggiore, Op. 50 n. 13, D 779
Ländler in Re maggiore, Op. 171 n. 3, D 790
Valzer in Fa maggiore, Op. 9 n. 32, D 365
alzer in Fa maggiore, Op. 9 n. 34, D 365
Deutsche Tanz in Si bemolle maggiore, Op. 33 n. 7, D 783
Deutsche Tanz in Si bemolle maggiore, Op. 33 n. 6, D 783
Henri Herz
Primo capriccio brillante in La maggiore, Op.32
Giuseppe Verdi
Romanza senza parole
Carl Czerny
Variationen über einen beliebten Wiener-Walzer, Op.12
Frédéric Chopin
Andante spianato e Grande polacca brillante, Op.22*
Carl Maria von Weber
Konzertstück in F minor, Op.79
Franz Liszt
Polacca n. 1 “Mélancolique” in Do minore, S 223/1

* François-Joël Thiollier rende omaggio ad Arturo Benedetti Michelangeli interpretando una composizione prediletta dal Maestro

Artisti

Rassegna

Omaggio all'Arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli 2024

Informazioni

INGRESSO GRATUITO
Informazioni: APT Valsugana - tel. 0461-727740 www.visitvalsugana.it

Il termine Biedermeier, alla lettera, significa “l’onesto signor Meier”, con ironica allusione al tipico piccolo borghese tedesco del primo Ottocento. Si parlava di “stile Biedermeier” con riferimento dapprima all’arredamento, poi anche alla pittura e alla letteratura. In ambito musicale, l’espressione indica soprattutto quella fase di transizione fra classicismo e romanticismo, caratterizzata da un’eccezionale fioritura di pianisti virtuosi negli anni ’20 e ’30 che facevano furore tra Vienna e Parigi. Il presente programma include sette diversi autori di quest’epoca e dunque è intitolato “Heptameron (ovvero, sette giornate) Biedermeier”. Ricordiamo invece che “Hexameron” (sei giornate) fu il titolo di una raccolta di sei variazioni su un tema di Bellini, composte a Parigi da altrettanti musicisti dell’epoca Biedermeier tra cui Czerny, Herz nonché i giovani Liszt e Chopin.

Apre il nostro percorso musicale una selezione di undici Valzer e Ländler di Schubert, brevi pagine tipicamente viennesi che esprimono, a tempo di danza, tratti di volta in volta nobili o campagnoli, colti o popolari, ironici o sentimentali.

Henri Herz, viennese al pari di Schubert anche se di origine ebraica, si trasferì precocemente a Parigi per studiare al conservatorio e divenne in breve uno dei più ammirati pianisti del suo tempo. Come compositore, coltivò uno stile brillante tipicamente Biedermeier, come quello del Primo capriccio Op. 32, dai tratti pre-chopiniani. Fu proprio questo il pezzo presentato nel 1832 dal diciannovenne Giuseppe Verdi per l’ammissione al Conservatorio di Milano, che si concluse però con una clamorosa bocciatura. Dopo questa stroncatura, che rapporto ebbe Verdi con il pianoforte? Viene a lui attribuita una giovanile Romanza senza parole, presentata con il titolo Il cielo d’Italia tra le pagine di una rivista del medio Ottocento. Quando l’ignaro Verdi se ne accorse, andò su tutte le furie precisando con una lettera a Tito Ricordi di “non aver mai scritto Romanze senza parole, né di aver fabbricato nissun cielo”. Non è tuttavia la prima volta che un compositore maturo ripudia un suo peccato di gioventù. La Romanza senza parole in questione, che sia davvero di Verdi oppure no, è comunque una pagina graziosa e compatibile con gli stili musicali d’inizio anni ’30.

A un periodo leggermente anteriore risalgono le brillantissime Variazioni su un prediletto valzer viennese di Carl Czerny, anch’egli viennese, uno dei più famosi didatti di pianoforte della storia, allievo di Beethoven e tra i primi maestri di Liszt.

Come successiva tappa dell’Heptameron, si passa al giovane Chopin. L’Andante spianato e Grande Polonaise brillante (1830-1834) deriva il proprio titolo dal lessico del belcanto italiano: nel primo Ottocento si definiva ‘spianato’ un canto espressivo e privo di estese ornamentazioni. Chopin trasfigura dunque i modelli vocali di Rossini e di Bellini adattandoli alle peculiarità timbriche del pianoforte. Nella Grande Polonaise brillante, di cui esiste anche una versione con accompagnamento d’orchestra, il virtuosismo raggiunge effetti travolgenti in un clima gioioso.

Fin dal 1815 Carl Maria von Weber pensava di comporre un terzo Concerto per pianoforte e orchestra. Descrisse la sua idea al critico Johann Friedrich Rochlitz: “Ho progettato un concerto per pianoforte in Fa minore. Ma poiché i concerti in minore, senza palesi idee evocative, di rado piacciono al pubblico, ho istintivamente inserito nel progetto una specie di narrazione che come un filo conduttore unisce e definisce il suo carattere: una storia così dettagliata e drammatica che mi trovo costretto a esprimerla con questi titoli: Allegro (Separazione), Adagio (Lamento), Finale (La più profonda miseria, Consolazione, Giubilo)”. All’inizio degli anni ’20 nacque così il Konzertstück Op. 79, senza dubbio il capolavoro di Weber per pianoforte e orchestra. Allo stesso Liszt piacque molto questo lavoro, tanto che ne realizzò una versione per pianoforte solo.

E al Liszt maturo del 1851 si deve la poderosa Polacca n. 1 “Mélancolique” in Do minore, pagina poco eseguita, ma di grande fascino, comprendente anche, verso la metà del pezzo, un’elaborata “Cadenza quasi improvvisata”. Lo stile virtuosistico Biedermeier trova qui la sua apoteosi.

Recital pianistico

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