sabato 27 Luglio 2024

Orario spettacolo 21:00 INGRESSO GRATUITO

Nell’ampia opera per tastiera di Carl Philipp Emanuel Bach, che fu probabilmente il più talentuoso tra i figli musicisti di Johann Sebastian, spicca l’elegante Rondò in Do minore Wq 59/4, ai nostri giorni entrato anche nel repertorio di celebri pianisti. Pagina dall’andamento capriccioso, include una sezione centrale melodicamente pregevole, in tonalità maggiore.
Debussy compose la celebre Suite Bergamasque nel 1890, ma decise di darla alle stampe solo quindici anni più tardi, nel 1905. Nel titolo, l’enigmatica allusione a Bergamo, città delle maschere della commedia dell’arte, si spiega come riferimento a un verso di Paul Verlaine (“masques et bergamasques”) tratto dalla poesia Clair de lune, primo componimento di Fêtes galantes. Non per caso Clair de lune dà anche il titolo al terzo brano della Suite debussyana. Per il resto, la raccolta include brani di stile neo-clavicembalistico, con titoli settecenteschi – Prélude, Menuet, Passepied – in cui la rievocazione dell’epoca di Couperin e Rameau si sovrappone a una sensibilità preraffaellita e a suggestivi cenni di orientalismo.

I dieci Preludi Op. 23 di Rachmaninov risalgono al 1904: all’interno della raccolta si distingue il n. 4 per il suo fascinoso cantabile.
La Sonata in Fa maggiore, K 332 di Mozart venne pubblicata a Vienna nel 1784. Per molto tempo si è pensato che potesse risalire al soggiorno parigino del 1778, mentre oggi la si attribuisce, in genere, al primo periodo viennese. Il primo Allegro ha un carattere sereno e sorprende per la ricchezza delle idee musicali. Dopo un Adagio incidentalmente turbato da episodi in tonalità minore, si passa alla scrittura assai brillante del finale, con un’agilità che richiama quella dei Concerti per pianoforte e orchestra.

Le Sei Bagatelle Op. 126 di Beethoven (1825) appartengono all’ultima fase creativa del maestro. Nonostante le loro ridotte dimensioni, queste pagine sono state profondamente meditate e formano nel loro insieme un ciclo unitario. Si alternano affetti molto contrastanti, fra celestiali dolcezze, momenti di rabbia, affondi ironici e ancora indugi sognanti.
Lo Studio di Chopin in Do diesis minore, Op. 25 n. 7, si caratterizza per una melodia assai espressiva di sapore violoncellistico.
Iniziata nel 1912 da un autore appena ventunenne, la Sonata n. 2 in Re minore Op. 14 di Prokofiev presenta molti punti di contatto con il suo Secondo Concerto per pianoforte e orchestra (1913), ed entrambe le composizioni furono dedicate all’amico fraterno Maximilian Schmidthof, morto suicida. Alla maestria formale che contraddistingue tutti e quattro i movimenti si unisce il segno di una personalità musicale ribelle che sfrutta al massimo i contrasti nell’Allegro iniziale, delinea un irresistibile impulso motoristico nello Scherzo, lascia un’impressione di totale desolazione nell’Andante (in cui, un clima di apparente ninna nanna viene turbato da dissonanze ‘gridate’) e coniuga infine nel Vivace la dimensione grottesca con quella lirica mediante la ripresa del secondo tema dell’Allegro iniziale. Uno stile aspro e percussivo, talora sarcastico, ma anche aperto al fascino della melodia. Tutto questo, e molto altro, si ritrova nella musica di Prokofiev.