Cantiere Internazionale d'Arte 2024
Concerto per pianoforte n. 21 in do maggiore K 467
Il concerto per pianoforte n. 21 in do maggiore K 467 venne composto ed eseguito per la prima volta a Vienna durante la Quaresima del 1784. Appartiene alla serie di quattordici concerti per pianoforte e orchestra composti da Mozart a Vienna tra il 1783 e il 1787. Di queste composizioni per strumento solista lo stesso Mozart ebbe a dire «… sono esattamente una via di mezzo tra il troppo difficile e il troppo facile; brillanti, gradevoli all’orecchio, naturali senza cadere nel vuoto. Qua e là potranno soddisfare gli intenditori ma sempre in modo tale che anche gli incompetenti ne provino piacere senza sapere perché».
Fu effettivamente bene accolto dal pubblico, risultando ancora oggi tra le composizioni più celebri del compositore salisburghese, mentre l’accoglienza della critica fu decisamente più tiepida.
Il fil rouge dell’intero concerto è il dialogo costante tra il «solo» del pianoforte e il «tutti» dell’orchestra, su cui si fonda la dialettica dei tre movimenti dai quali l’opera è composta. Dialogo nel quale i protagonisti si alternano nel presentare e rielaborare elementi tematici, ritmici, melodici e armonici, in uno scambio per lo più continuo.
Elemento compositivo caratteristico è l’impiego di numerose cadenze d’inganno che, per la loro natura, tradiscono più di una volta le aspettative musicali dell’ascoltatore.
In questa occasione il maestro Mariangela Vacatello, al pianoforte, sarà accompagnata dall’Orchestra Giovanile Italiana, diretta da Michele Gamba. La cadenza del pianoforte è stata composta appositamente per il 49° Cantiere, da Francesco Bussani. (Myriam Bizzarri)
Cadenze per I e III Movimento del Concerto in do maggiore n. 21 KV 467
Nella scrittura delle cadenze per il KV 467, due mi sono sembrati fin da subito gli elementi irrinunciabili: riconoscere ed esaltare quei materiali mozartiani che meglio potessero intercettare l’interesse della musica d’oggi; cogliere e valorizzare l’attitudine di Mozart di fronte al comporre in questo concerto. Il concerto mi avvantaggiava sul lato dei materiali musicali. Ampio e infatti l’utilizzo di materiali altamente produttivi anche per un compositore d’oggi: scale cromatiche, passaggi melodici fortemente cromatici, insistenza su oscillazioni semitonali,... Non c’era altro da fare che assecondarne il potenziale portandoli alle estreme conseguenze. Sul versante invece dell’attitudine al comporre mi sembrava di poter ravvisare due aspetti altamente significativi: innanzitutto l’utilizzo dell’anafora (ripetizione tematica e/o gestuale), fino ad uno quasi parossistico affine alla sensibilita odierna; e in secondo luogo l’approccio divertito al trattamento dei materiali. La scrittura delle cadenze e stata dunque il tentativo di giocare con i materiali mozartiani cosi come -ho immaginato- avrebbe potuto fare un “Mozart del ‘900”. La vera impresa e stata quella di saldare questo “gioco contemporaneo” con un pezzo di musica inevitabilmente connotato storicamente, evitando di creare una chimera. Mozart stesso - la rilettura, la trasposizione, la microvariazione del materiale – mi e servito per sciogliere i confini netti tra il materiale mozartiano e cio che io volevo dire con il materiale di Mozart. Il risultato finale, sperato, e quello di, aprire, in Mozart e con Mozart, una piccola finestra sulla modernita. (Francesco Bussani)
Concerto per pianoforte n. 27 in si bemolle maggiore K 595
Il concerto per pianoforte n. 27 in si bemolle maggiore, K 595, la cui genesi comincia nel 1788, viene ripresa nel 1791 per arrivare alla prima esecuzione il 4 marzo 1791, è l’ultimo concerto di Mozart. Rappresenta un punto di incontro tra il genere del Concerto, caratterizzato dal solito dialogo tra le parti, e la composizione da camera, che permette di giocare con espressioni e colori conferendo un carattere più intimo alla composizione.
È suddiviso in tre movimenti nei quali possiamo rintracciare elementi tipici dell’ultimo periodo compositivo di Mozart, come ad esempio meno contrasti tra gli elementi, una maggior fluidità delle idee tematiche, l’impiego di tecniche compositive più complesse. I primi due movimenti, l’Allegro e il Larghetto, sono caratterizzati da un carattere enigmatico, mentre il terzo, l’Allegro, è percorso da un senso di malinconia, quasi come fosse una premonizione della fine della vita di Mozart, che avverrà pochi mesi più tardi. Il ruolo del solista è questa volta affidato a Leonora Armellini, sempre accompagnata dall’Orchestra Giovanile Italiana. Anche in questo caso la cadenza è stata composta appositamente per il 49° Cantiere da Elia Perinu. (Myriam Bizzarri)
Cadenze per I e III Movimento del Concerto per pianoforte n. 27 in si bemolle maggiore K 595
Cadenza del I movimento
I frammenti del primo movimento si sovrappongono, si sfasano e vagano nel registro. Quando si ritiene di averli compresi, cambiano sembianza, si trasformano o collassano. L’atmosfera del primo movimento viene così congelata e i suoi elementi vengono astratti dal proprio contesto. Il dinamismo e la brillantezza tipici di Mozart e in particolare di questo concerto vengono rovesciati in un pezzo musicale privo di direzione, dove perdersi o naufragare, per poter contemplare la sua volatile ed effimera fluidità.
Cadenza del III movimento
Il gesto perturbante che dà il via alla cadenza del terzo movimento è un’azione violenta e di protesta, è l’attualità che si ribella ad un presente insensibile e superficiale e rivendica il suo diritto di esistere e di comunicarci, anche mentre cerchiamo la serenità nei meravigliosi suoni della musica di Mozart, le tragedie e le guerre del nostro tempo. La pianista durante la cadenza dapprima soffoca con dei boati le melodie lontane, nascondendole anche fisicamente, per poi lasciar affiorare da quel caos i dolci frammenti originati da tutti i movimenti del concerto. (Elia Perinu)
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