Il titolo originale dell’opera è Aria mit verschiedenen Veränderungen (Aria con diverse variazioni) e fu completata da Bach nel 1742, periodo in cui i suoi interessi si stavano spostando dalla frenetica attività delle cantate a una produzione più intimamente speculativa. Le Goldberg sono, assieme al secondo volume del Clavicembalo ben temperato e all’incompiuta Arte della fuga, uno dei meravigliosi frutti di quell’atteggiamento maturo. Bach le aveva pensate anche con scopi didattici e come summa di tutte le conoscenze strumentali dell’epoca. La tecnica tastieristica e l’uso delle forme lo dimostrano: canoni, fughette, gighe e toccate si adattano con incredibile semplicità al basso dell’Aria. Dieci delle trenta variazioni sono scritte per le due tastiere del clavicembalo e, fino ai primi decenni del XX secolo, nell’eseguirle al pianoforte si era soliti apportare delle piccole, ma filologicamente intollerabili, rivisitazioni del testo. Solo nel 1955 il virtuosismo mirabolante di un artista come Glenn Gould arrivò a dimostrare che le Goldberg potevano essere suonate rispettando la scrittura originale, aprendo così le porte a un nuovo modo di interpretare Bach al pianoforte.
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