Enrico Onofri
Marie-Ange Nguci
Filarmonica Arturo Toscanini

Si sveglia la bellezza ed è portata in trionfo attraverso un’azione seduttiva allo stato puro nel mozartiano Concerto K 466 (1785) con particolare riferimento alla mirabile Romanza. Una bellezza che costituisce la porta d’accesso a visioni pregnanti e morbide al tempo stesso, amorevoli ma anche distaccate e misteriose. Schumann vede la Sinfonia n. 4 di Beethoven (1806) come un’esile fanciulla greca tra due giganti norvegesi, alludendo alla monumentale Eroica e alla Quinta. Una definizione che non nasconde la nobile semplicità e la perfezione in termini di proporzioni di una Sinfonia la cui natura greca si rispecchia anche nel carattere vivace e nel contempo di una soavità celestiale. Da qui un senso di pura bellezza che emerge anche dal raffinato contrasto di colori come succede tra l’introduzione e il successivo Allegro vivace del primo movimento sommesso e introspettivo: aspetto, questo, che contrassegna l’intera Sinfonia