Orchestra Haydn
Andrea Brunati
Diego Matheuz

Il nome di Diego Matheuz, ammirato direttore d’orchestra venezuelano emerso dal fruttuoso sistema didattico del suo paese, realizzato da quel visionario che fu José Antonio Abreu, è legato ad alcuni eventi che sul nostro territorio nazionale ne hanno favorito la fama: il rapporto amichevole e professionale con Claudio Abbado, che lo volle direttore ospite principale dell’Orchestra Mozart di Bologna, quindi anche due concerti di Capodanno al teatro La Fenice, in mondovisione, le numerose presenze alla Scala di Milano, al Rossini Festival di Pesaro, al Maggio Fiorentino, all’Arena di Verona, al Regio di Torino. Tutte queste occasioni hanno fatto conoscere anche in Italia il nome di Matheuz, nome che ritroviamo qui a capo dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento per un programma ricercato che ha in “Ramifications” del transilvano Ligeti la sua punta più moderna (la pagina risale agli anni Sessanta del Novecento, epoca in cui anche il regista Stanley Kubrick si accorse del grande potere immaginativo di questo maestro, includendone le opere in alcune sue pellicole capitali). Di seguito viene esplorata la produzione di Richard Strauss, figura emblematica del passaggio tra Otto e Novecento; prima con il suo giovanile e aggraziato Concerto per corno e orchestra op.11 scritto a soli diciannove anni, nel 1883, poi con una sostanziosa fermata sulla singolare “Ariadne auf Naxos” (Arianna a Nasso) risalente al secondo decennio del Novecento, che è rimasto bell’esempio della collaborazione tra il geniale musicista bavarese ed Hugo von Hoffmanstahl. Conclude la serata la mozartiana Sinfonia “Praga”, così soprannominata perché in quella città l’opera venne eseguita per la prima volta nel 1787, dopo il lavoro compositivo concluso qualche settimana prima a Vienna: opera capitale nella quale convergono energia, bellezza e impressionante ricchezza di idee.