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Fare serenate ai satelliti

ritratto in parole e musica di Bruno Maderna

Venezia
M9 - Museo del '900 [Mappa]
mercoledì 6 dicembre 2023
ore 18:00

Programma

Bruno Maderna
Widmung
Dialodia
Aulodia per Lothar
Luciano Berio
Sequenza I per flauto
Bruno Maderna
Y después
Serenata per un Satellite (nuova versione di Claudio Ambrosini)

Artisti

Rassegna

Ex Novo Musica 2023

Informazioni

Bruno Maderna, nato a Venezia nel 1920 e prematuramente scomparso a Darmstadt nel 1973, è stato uno dei più importanti e originali musicisti del Novecento. Bambino prodigio, direttore d'orchestra (della Scala) dall’età di dodici anni, partigiano, trascrittore di musica antica, fondatore (con Luciano Berio e Luigi Nono) del mitico Studio di Fonologia della RAI di Milano, docente e animatore dei rivoluzionari Ferienkurse di Darmstadt, paladino della musica contemporanea, direttore apprezzato a livello internazionale, eccellente sia nell’interpretazione delle opere più recenti come di quelle del repertorio classico, Maderna è stato soprattutto un grandissimo compositore, tuttora esempio di creatività e di libertà. Il tratto che caratterizzava il suo approccio era la capacità, forse unica tra i suoi contemporanei, di trovare il punto di equilibrio tra il rigore della ricerca, la profondità delle conoscenze e la fantasia, la sensibilità, la necessità umana di espressione, comunicazione e poesia. La serata, condotta da Claudio Ambrosini, ne tratteggia un ritratto, alternando la narrazione degli eventi alla proiezione di documenti fotografici e alla esecuzione di alcuni suoi capolavori, tra cui l’eccezionale Serenata per un satellite, presentata in una veste del tutto nuova.

Per un’istantanea di Bruno Maderna.
«Bruno Maderna bisognerebbe, per la verità, sentirlo parlare. Salta da un argomento all’altro, cambia di continuo ritmo e accento, passa all’improvviso da un tedesco italianizzato a un italiano che sembra tedesco; si ripete, pensa ad alta voce borbottando sonoramente, il più delle volte inizia con dichiarazioni personali per finire un momento dopo a fare delle dichiarazioni con valori più oggettivi» [Frans van Rossum, introduzione ad un colloquio con Bruno Maderna, 1973]

«Fino ad ora, com’era prevedibile, non ho cavato molto dal grugnire un po’ rauco di quest’uomo dall’aspetto curioso che ricorda un po’ un Orson Wells addolcito. Dopo un po’ comincio ad abituarmi ai suoni che emette» [Bibeb, introduzione ad un colloquio con Bruno Maderna, 1966]

«Parlare con Maderna è stato come salire su una giostra che non si fermava mai. Gesti delle braccia, scoppi di risa e una commistione di sorrisi ed espressioni corrucciate scandivano ogni rapido passaggio da un argomento all’altro. […] Sotto a questo calore umano e a questa affabile vitalità risiede un professionista profondamente dedito al suo lavoro, sicuro al punto da potersene prendere gioco, ed esperto quanto basta da riuscire a guardare alla musica moderna con sincerità e consapevolezza.» [Kenneth Sanson, introduzione a un colloquio con Bruno Maderna, 1970]

Bruno Maderna Widmung.
La produzione per strumenti solisti di Bruno Maderna è costituita da una rosa di brani abbastanza ridotta e, tra questi, solo due sono per violino: Widmung e Pièce pour Ivry (1971). Il termine Widmung significa ‘dedica’ e probabilmente il titolo del brano si ricollega all’occasione della sua creazione, l’inaugurazione a Nürtgen del Museo privato di pittura astratta di Ottomar e Greta Domnick. Come sostiene Laurent Feneyrou, «Widmung evoca un Lied di Robert Schumann, soprattutto traduce un’amicizia e un dono che non chiede ringraziamenti, ma che rivela l’esistenza altrui. La genesi dell’opera non è avvenuta in vista di un’esecuzione, bensì di un esecutore; il mondo sonoro immaginato non è stato quello di un violino, ma di un violinista.» La prima esecuzione, il 27 ottobre 1967, vide al violino Theo Olof, al quale spesso i compositori coevi dedicavano le proprie opere, e caro amico di Maderna. Il fatto che sia stata scritta per un determinato esecutore non è di secondaria importanza. Nel 1969 Maderna scrisse per e dedicò a Theo Olof il Concerto per violino e orchestra, la cui seconda cadenza riprende integralmente la parte di Widmung, punteggiata da repliche dell’orchestra – sette interventi brevi e tranchant si inseriscono nella voce solista, il più delle volte affidati ai fiati, staccatissimo, o agli archi sotto una nota lunga tenuta dal violino. Widmung, come del resto anche Piece pour Ivry, sono dunque formalmente dei concerti senza orchestra. Così Maderna parla, in una intervista con Christof Bitter (1970), dei suoi rapporti con il dedicatario: «per quanto riguarda Olof, non voglio fargli i complimenti, ma ci tengo a dire che non credo un altro violinista avrebbe capito il significato di questa parte solistica. Perché i grandi violinisti, i “virtuosi”, avrebbero rifiutato un brano che in buona parte è costituito da suoni ingrati e impossibili da cavare fuori, acuti, pressoché inudibili, e così via. Per questo Olof mi ha impressionato: per quanto mi riguarda egli è innanzitutto un musicista e poi un virtuoso.»

Bruno Maderna Dialodia.
I due strumenti prediletti di Maderna, il flauto e l’oboe, sono protagonisti della Grande Aulodia (1970) per flauto oboe e orchestra e del breve duo Dialodia, composto nell’anno seguente, la cui strumentazione è però ‘aperta’ essendo il brano scritto per «due flauti, o due oboi, o altri strumenti». Per quanto l’indicazione di Maderna farebbe pensare alla predilezione per due strumenti gemelli, l’opera fu concepita in origine per flauto e oboe come intermezzo di Ausstrahlung, e fu suonata da questi due strumenti nella sua prima esecuzione nel 1971. Questo breve brano simboleggia l’incontro delle due parole ‘dialogo’ e ’melodia’ e ben rappresenta i gesti tipici della scrittura di Maderna: l’aspro contrasto melodico, strutture complementari di vario genere, punti di incontro che si materializzano in omoritmia completa o parziale, a volte anche in frasi all’unisono. La fine dell’opera, totalmente ‘sospesa’ è ottenuta mediante la brusca interruzione di un disegno veloce dei due strumenti.

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