Leone Minassian - Novecento russo: leggerezza neoclassica vs intensità d’espressione - Musica e Pittura

Leone Minassian (Costantinopoli 1905; Venezia 1974) lascia presto la sua terra d’origine a causa delle persecuzioni razziali compiute dai Turchi sugli Armeni. Fugge prima a Napoli, e successivamente a Venezia, dove ha modo di sviluppare il suo talento studiando all’Accademia di Belle Arti ed affinando la tecnica pittorica con il polesano Amedeo Bianchi e il veneziano Alessandro Milesi. Minassian muove i primi passi nell’arte sperimentando diversi generi pittorici, connotati da un naturalismo accademico.

Dal ‘24 l’artista partecipa alle mostre organizzate dall’Opera Bevilacqua La Masa, e dal ‘30 è presente a numerose Biennali di Venezia. Da subito si intuisce in lui una coerenza formale e pittorica inflessibile, le diverse correnti lo interessano, ma non abbastanza da convincerlo ad aderire a movimenti o sottoscrivere manifesti, rimanendo così autonomo nella sua ricerca. È alla fine degli anni ‘40 che avviene la sua svolta artistica, che attirerà l’attenzione della critica e darà inizio ad un intenso periodo creativo come scrittore d’arte sulla rivista “Venice”, ma soprattutto con la sua produzione pittorica, dove il cambiamento stilistico risulta evidente nelle linee, che si fanno arrotondate, e nel colore lucido e terso, che avvicinano gradualmente le sue opere al surrealismo.

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Novecento russo: leggerezza neoclassica vs intensità d’espressione

Possiamo dire che due vocazioni opposte si contendono il campo della letteratura [dell’arte e della musica] attraverso i secoli: l’una tende a fare del linguaggio un elemento senza peso, che aleggia sopra le cose come una nube, o meglio un pulviscolo sottile, o meglio ancora come un campo d’impulsi magnetici; l’altra tende a comunicare al linguaggio il peso, lo spessore, la concretezza delle cose, dei corpi, delle sensazioni.

Italo Calvino