Musica antica ad Arcugnano 2023
“Il modo ammirevole con cui i quartetti sono stati suonati dai signori Blavet, Guignon,
Forcroy e Edouard meriterebbe di essere menzionato qui, se davvero le parole fossero
adeguate per descriverlo. Hanno conquistato l’attenzione della corte e della città in
misura insolita e si sono procurati di ricevermi un’onorevole accoglienza ovunque”.
Così Georg Philipp Telemann nella sua autobiografia del 1739 si compiace del successo
dei suoi Quatuors eseguiti a Parigi da un gruppo di grandi virtuosi di flauto, violino,
viola da gamba e violoncello.
Il prolifico compositore tedesco arriva nella capitale francese nel 1737, rimanendovi
per otto mesi, accompagnato e anzi anticipato da una grandiosa fama conquistata
soprattutto ad Amburgo. Qui fu direttore musicale delle cinque chiese principali,
collaborando anche attivamente con l’Opera amburghese. Probabilmente si tratta
dell’unico tour estero del maturo musicista che potrebbe essere stato invitato proprio
dal flautista Michel Blavet, ammaliato dalla sua capacità di scrivere così bene nei
diversi stili.
Se però la prima raccolta di Quartetti, pubblicata in una prima edizione amburghese
(1730) a cui seguì un’edizione “pirata” parigina (1736), è composta da tre coppie di
Concerti, Sonate e Suite negli stili italiano, tedesco e francese, la raccolta dei Nouveaux
Quatuors editi a Parigi (1738), presentati in questo programma, è scritta principalmente
nello stile francese non senza la presenza di brani tipici dell’Europa dell’est.
I quartetti sono composti a guisa di Suite, genere particolarmente apprezzato in
Germania, che inizia con un Preludio, seguito da movimenti di danza francese.
Con movimenti intitolati un peu gay, tendrement, flatteusement, modéré, solo per
citarne alcuni, Telemann sembra dimostrare di essere consapevole della sua fiorente
reputazione in Francia. Gli scambi tra ogni strumento solista sono ricchi di gesti
eleganti, fantasiosi e di un virtuosismo impegnativo, ma dal fluire naturale. Ci sono
anche diversi riferimenti alla musica popolare dell’Europa orientale, di cui Telemann
aveva fatto conoscenza per la prima volta intorno al 1705 durante una visita di sei mesi
in Alta Slesia sotto gli auspici del conte Promnitz. In seguito egli scrisse che, dopo aver
sentito questi musicisti folk suonare i loro strumenti, gli erano rimaste molte buone
idee musicali che lo avrebbero influenzato per il resto della sua vita.
I due Quatuors di Telemann sono accompagnati nel programma da composizioni di
cui sono autori quei virtuosi parigini sopra menzionati: del flautista Michel Blavet una
sonata che richiama lo stile della suite (1732) tratta dall’Op. 2; del violinista italiano
Giovanni Pietro Ghignone, poi naturalizzato francese in Guignon, una sonata dalla
sua Opera Prima (1737); di Forqueray un movimento superstite di una presunta suite
appartenente ad un ritrovato manoscritto.
Immaginiamo quindi di essere in una sala dove avevano luogo i Concerts Spirituels,
fra i primi concerti pubblici ad essere organizzati a Parigi, dove quasi sicuramente
avremmo potuto godere dell’esecuzione di quei noti virtuosi parigini dell’epoca,
chissà, probabilmente accompagnati al cembalo dalla nostra star amburghese.
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