Questo programma musicale offre un affascinante viaggio attraverso stili e forme musicali diverse del tardo Romanticismo e dell’Impressionismo, unendo l'introspezione lirica e la sperimentazione timbrica.
Claude Debussy apre il programma con la Ballade, L. 70, una composizione per pianoforte dal carattere evocativo e fluido, ricca di delicate sfumature timbriche, seguita da Pour le piano, op. 95, un trittico di brani che esplora la virtuosità del pianoforte con una scrittura raffinata e innovativa. Qui si riflette la sua sensibilità impressionista, dove armonie evocative e colori orchestrali prendono il posto delle strutture tradizionali.
Franz Liszt, con la Ballata n. 2, S. 171, introduce un mondo drammatico e narrativo. Questo brano per pianoforte solo è una delle sue opere più intense, in cui il virtuosismo tecnico si mescola con un lirismo profondo e una tensione narrativa, tipica del suo stile visionario e appassionato.
Gabriel Fauré, con il suo primo Quartetto, conclude il programma con una composizione da camera densa di eleganza e raffinatezza. Caratterizzato da un lirismo melodico e una scrittura armonica complessa, questo quartetto combina il rigore della forma classica con una sensibilità tipicamente francese.
Anna Rigoni incontra alcuni nostri solisti in un programma che mette in dialogo il virtuosismo drammatico di Liszt con la finezza timbrica e la ricerca armonica di Debussy e Fauré, offrendo una prospettiva variegata su tre grandi maestri della musica europea del XIX secolo.
Come si trasgredisce alla musica classica? Reinterpretandola in chiave jazz, almeno secondo il pianista Yakir Arbib, protagonista di questo aperitivo insieme all’insegnante di professione e musicista di vocazione Giorgio Signoretti, maestro di cerimonie per Oficina OCM quando si tratta d’incedere a ritmo sincopato. Questa dialettica fra classica e jazz si declina a partire da Bach, punto di riferimento trasversale alla ricerca musicale di Arbib, e approda alle suggestioni della sinestesia, che colora i suoni, cattura gli ascoltatori e tinge di giallo anche una sonata per pianoforte. Uno sguardo all’improvvisazione e alla sua forza comunicativa, una celebrazione del qui ed ora e una delizia per tutti i sensi.
«E mi piace sempre vedere la luce del sole giocare sulle rocce, sull’acqua, sugli alberi e le pianure. Che varietà di effetti, che luminosità e che morbidezza... Vorrei che la mia musica potesse mostrare altrettanta diversità.»
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